ALCUNE POESIE DI GIUSEPPE NIBALI, ESTRATTE DAL VOLUME “COME DIO SU TRE CROCI”

Il giovane poeta Giuseppe Nibali di Catania

Il giovane poeta Giuseppe Nibali di Catania

1.

Sottile 
la siciliana 
arte della sottrazione
l’estate puttana

Nelle reti vuote 
una mezza dozzina di mare
distesa al sole
misera, misera
maledizione.

7.

Rosso al centro 
– un morbo esantematico d’agrumi –
poi le case e
di dietro un vecchio 
teso agli occhi
di freccia, al cocchio
d’ulivo che – d’un colpo – s’intreccia.

Un acquitrino
mucido – una maestrina obesa
mozza il tufo e il suo morire
si trascina di croce in croce.

Più giù un pallore 
un bagliore maligno di lana 
saliva dal fiume estenuato
il secco commiato
dei morti di lava.

13.
Non di te, mai di te
crocefisso che squadri
noi penosi dietro ai muri
tutti sporchi di pensieri
senza spalle dove appendere 
quelle voci, quel colore
di gesso.

Siamo noi adesso
a chiodarci i polsi
alle croci – noi ladroni
con la noia domenicale
che copre la televisione
spegne l’urlo al Golgota
e non vogliamo deposizioni.

18.

L’ultimo valoroso Orlando
nella spada il sangue 
pesto dei marciapiedi
la sabbia bianca di calce
sporcata ai silenzi 

non c’è un futuro 
che non sia di vigna
vergine d’adolescente incendio
non c’è uno sparo – m’insegnavi – 
né una scarpa che non tenda 
all’edera
che non perda inchiostro. 

29.

A Clara
Gli occhi 
che dipingevi 
m’innamoravano.

La tristezza del volto
il suo nascere
dalle spalle
spacciava
la solitudine di stagione.

Ti assaliva dai mercati
dalle piazze
dagli urli obesi
dei pescatori.